Grandi progetti archeologici del Veneto

 

 

Progetto EgittoVeneto


In una fredda giornata di gennaio dell’anno 828, una nave proveniente da Alessandria d’Egitto conclude il suo lungo viaggio approdando a Venezia.
A bordo sono custodite le spoglie dell’Evangelista Marco: si tratta del più grande dono che l’Egitto potesse fare alle Venetiae, un dono destinato a influenzare in maniera fondamentale la storia di queste terre.

Circa un millennio più tardi, un altro veneto, Giovan Battista Belzoni, singolare figura di avventuriero ed esploratore, vive una straordinaria vicenda risalendo l’Egitto e dando un grande contributo alla conoscenza della civiltà dei faraoni…

I rapporti tra l’Egitto e Venezia sono talmente antichi e stretti che la Regione del Veneto ha accolto con favore la proposta delle Università di Padova e Venezia di sviluppare il Progetto EgittoVeneto: un ambizioso progetto finalizzato alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio egizio presente sul nostro territorio.
Il progetto ha visto, nella sua fase iniziale, il coinvolgimento di una trentina di Musei ed Istituzioni venete.
Dal 2009 viene realizzata un’attività di monitoraggio del territorio per documentare la consistenza del patrimonio egizio custodito nei musei del Veneto e ha avuto inizio una campagna di catalogazione informatizzata dei reperti con l’inserimento di oltre 1500 schede RA (reperto archeologico) nella Banca Dati Beni Culturali della Regione del Veneto.

Negli anni seguenti, l’approfondimento degli studi e l’allargamento del progetto a livello internazionale è stato affiancato da numerose ulteriori iniziative, dislocate in tutto il Veneto, di carattere espositivo o didattico, con convegni e pubblicazioni o, addirittura, riallestimenti museali.

 

Approndimenti

Facebook Progetto Egittoveneto

"Antichità egizie e Italia" [PDF]


 

 

La Via Annia

 

Per molti secoli si sono perse le tracce della Via Annia: il suo tracciato era stato infatti per buona parte obliterato dagli eventi naturali.
Le caratteristiche tecniche di costruzione del percorso hanno favorito la natura in quanto la via Annia era per lo più una via terrena o glareata, ovvero costituita, nei lunghi tratti extraurbani, da terra battuta e da ghiaie pressate. La pavimentazione più resistente, in basoli - da cui la definizione di via silice strata, era riservata solo ai tratti di strada dei centri urbani.

Nei secoli, la Via Annia è così divenuta un "non luogo", noto agli specialisti del settore ma pressoché sconosciuto a tutti gli altri, inclusi coloro che abitano nei territori da essa attraversati.

Un progetto di recupero e valorizzazione che ha visto operare in sinergia Soprintendenze, Università ed Enti di governo territoriale, ha promosso la conoscenza scientifica con scavi archeologici, indagini geomorfologiche e fotografie aeree mentre allestimenti museali, cartellonistica territoriale, guide turistiche e depliantistica hanno favorito la promozione presso un  più vasto pubblico.

 

Approfondimenti

 Minisito del Progetto "La via Annia"

 


 

Collezioni archeologiche del vetro nel Veneto


Nel quadro del programma relativo alla catalogazione delle collezioni archeologiche e medioevali del Veneto, il Comitato Nazionale Italiano dell'Association Internationale pour l'Histoire du Verre ha proposto un progetto sulle collezioni archeologiche del vetro nel Veneto.

Dalla collaborazione tra Regione del Veneto, AIHV e Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto ha avuto origine una raccolta tematica di 8 volumi denominata "Corpus delle Collezioni archeologiche del vetro nel Veneto", uno studio sistematico dei reperti vitrei conservati nei musei e in collezioni private della Regione provenienti da scavi o da antiche raccolte.

L’iniziativa ha consentito agli studiosi di avere un'idea complessiva dello sviluppo dell'antica arte vetraria nel Veneto ed ha costituito un'eccellente opportunità di valorizzazione e promozione per i musei che custodiscono tali reperti.

In Veneto, la storica importanza del vetro ha sempre rappresentato occasione di progresso culturale ed economico. La produzione vetraria su vasta scala era già fortemente radicata nella X regio, in epoca romana imperiale, specialmente ad Aquileia, uno dei centri produttivi di maggiore rilevanza del tempo. Da lì, la tecnica della soffiatura del vetro (che permetteva una produzione su “scala industriale”) si diffuse in Medio Oriente, lungo la pianura padana, oltre le Alpi fino alle Gallie e, risalendo il corso del Reno, sino a Colonia, città germanica che progressivamente soppiantò la stessa Aquileia divenendo un grande centro di produzione.

 

Approfondimenti

Pubblicazioni sui vetri antichi: "Corpus delle Collezioni archeologiche del vetro nel Veneto" [8 volumi]

Musei del Veneto con collezioni di vetri antichi  [Censimento 1994-2004]

Tecniche di lavorazione e decorazione del vetro [PDF]

Glossario e bibliografia delle forme dei vetri delle collezioni [PDF]

Termini tecnici relativi ai vetri antichi [PDF]

 

 

 



Patrimonio culturale di Bolca (VR)

 

Sin dal Rinascimento, il sito di Bolca nel Comune di Vestenanova (VR) è celebre per la qualità dei suoi fossili. Nei secoli passati, molti reperti confluirono nelle grandi collezioni naturalistiche private come quelle di Francesco Calceolari, Fracastoro o, più di recente, di Scipione Maffei e dei conti Gazola. Quest’ultima collezione fu in parte trafugata e portata a Parigi per ordine di Napoleone mentre i pezzi restanti costituiscono il nucleo originario del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, dove sono ancor oggi visibili.

Nel corso del XIX e del XX secolo, le ricerche sono proseguite con alterne vicende, ritrovando un momento di particolare slancio negli ultimi decenni, sotto la direzione scientifica del Museo Civico di Storia Naturale di Verona. Questo rinnovato interesse rese possibile, nel 1971, la fondazione di un Museo di Fossili localizzato a Bolca, rivelatosi polo di attrazione per appassionati, studenti e studiosi. L'attuale Museo venne inaugurato nel 1996 in una struttura di proprietà della Comunità Montana della Lessinia e nel luglio 2014 è stato inaugurato il nuovo moderno allestimento.

La realtà di Bolca è estremamente complessa: i siti sono molteplici e costituiscono la cristallizzazione di diversi momenti, anche profondamente diversi tra loro, della storia geologica della Val d’Alpone. Negli ultimi anni, le indagini si sono concentrate alla Pessara/Pesciara e sul Monte Postale ma sono svariate le aree indagate nel corso degli anni, come Vegroni, da dove provengono le tartarughe e le palme custodite a Verona, o, ancora, il Monte Purga che ha restituito un coccodrillo.

L’unicità di Bolca è attestata oltre che dall’elevato numero di reperti recuperati (si ipotizzano circa 100.000 unità nel corso degli ultimi 5 secoli) anche dalla varietà dei reperti stessi, riconducibili ad oltre 400 specie diverse, soprattutto pesci ma anche insetti, rettili (coccodrilli, tartarughe) e piante (tra cui spiccano le palme).
Questa complessità contribuisce a ricostruire con sempre maggiore precisione le caratteristiche di mondi ormai scomparsi da decine di milioni di anni e l’evoluzione delle singole specie.

 


Approfondimenti

 Museo dei fossili di Bolca e della Cava della Pesciara

"A caccia di fossili con Angelo, il pesce paleontologo" [PDF] - testi di Roberto Zorzin e fotografie di Flavio Pèttene dall'archivio Museo Civico di Storia Naturale di Verona - archivio Parco Naturale Regionale della Lessinia

"L'antico mare di montagna" [PDF] - testi di Pietro Cozzi e fotografie di Luciano Gaudenzio
I fossili di una laguna pietrificata di 50 milioni di anni fa sono l’attrazione principale dell’altopiano lessinico, protetti nel Parco regionale e raccontati nel  ricco Sistema museale Lessinia (Verona)

 

Ultimo aggiornamento: 12-03-2024